Questa raccolta di poesie nasce dal desiderio di esternare sensazioni, sentimenti, follie e paure che la privazione della libertà mi ha consentito di sviscerare in tutta la loro prorompente potenza. Come uno tsunami o un terremoto le represse emozioni, normalmente celate nella “quotidianità” della vita da libero, sono letteralmente esplose in questa “nuova” condizione esistenziale, ossia quella di un detenuto. Definire o spiegare tale condizione può risultare arduo e complesso per chi non l’ha mai vissuta e nel compendio di un vocabolario gli aggettivi non potrebbero mai essere sufficienti per esprimere pienamente sentimenti, sensazioni, e sogni a cui ciascun detenuto dà alloggio nella propria mente, molto spesso assuefatta da tale condizione. La certezza dentro un penitenziario è che tutti “godiamo” di questa unica cittadinanza… quasi fossimo apolidi. E neppure risulta determinante il motivo per cui ognuno di noi è recluso; la comune coscienza condivisa è quella di tutti, quella detentiva, che ci accomuna e che allo stesso tempo viviamo differentemente. Nel mio caso la poesia mi ha liberato facendomi scoprire differenti emozioni e una creatività nuova e latente. Mi ha arricchito sollevando il cuore dal peso delle mie colpe e fragilità, molte delle quali nei confronti dei miei familiari, cercando di liberarmi dal senso di vergogna. Le poesie che ho scritto, di getto e con tutto il mio cuore, sono frutto della mia anima e dedicate alla mia famiglia, alla libertà e ai sogni eterni.