Cataldo Russo non è soltanto uno scrittore, è stato per anni un insegnante e un dirigente scolastico. La scuola e i meccanismi che la legano alla realtà sociale e culturale sono il perno centrale di un romanzo scorrevole, avvincente, strutturato sulla continua alternanza di due orizzonti (passato e presente), compressi nello spazio temporale di quasi cinquant’anni. Come un autentico testimone e con la sensibilità di un narratore che non vuol farsi giudice, l’autore lavora con gli impalpabili elementi dell’immaginario per costruire nuovi spunti di riflessione. Le vicende del protagonista si trasformano così in sottili e delicate lezioni sulle matrici dell’esistenza (vissuta e pensata) e sul concetto di insegnare e imparare a essere. La parabola esistenziale di un insegnante, il suo sguardo, i suoi sogni, il suo faticoso inoltrarsi nell’esasperante inseguimento di una perenne cattedra sfuggente diventano pretesto per tornare all’eterno momento di verità della memoria.