La crisi ecologica ha dimensioni sociali ed economiche ed influisce sulla qualità della vita delle persone, in virtù dello stretto rapporto esistente tra ambiente e salute umana. Quest’ultima, intesa secondo la definizione della conferenza di Ottawa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, designa una condizione di completo benessere psico-fisico ovvero non solo assenza di malattia. Senza alcuna pretesa di esaustività, la prima parte del volume esplora l’attuale contesto teorico-culturale del dibattito sul tema ambiente, salute umana e città in Europa tra crisi della società e ecologia integrale. Ambiente e governance della città è il dittico euristico che connota il volume: la radice umana della crisi ecologica chiama in causa i percorsi educativi e la ricerca scientifica, l’economia e la politica. In tale quadro sono presentati alcuni elementi desunti da documenti europei quali il 7° Programma di Azione Ambientale, il report “Environment and human health” redatto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (European Environment Agency – EEA) e dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea, e la Strategia di Salute 2020. Mostrare come effettivamente salute umana e benessere siano strettamente legati alla qualità ambientale e come questo rapporto assuma risvolti specifici in ambito urbano, costituisce il nucleo tematico del lavoro di ricerca. La prospettiva della smart city come una learning city rappresenta il contesto in cui focalizzare l’attenzione sull’importanza del capitale umano e relazionale nello sviluppo urbano. In quest’ottica, una smart city deve avere e ha la comunità al suo centro: le persone apprendono e innovano, con particolare attenzione al conseguimento dell’inclusione sociale e alla partecipazione dei cittadini nella pianificazione urbanistica e territoriale. Una learning city (Vischi, 2012b) è correlata al concetto di resilienza. In particolare, la resilienza urbana può essere considerata un nuovo paradigma di sostenibilità, se la si traduce in una pratica concreta di governo delle città che non agisca solo sull’emergenza, ma offra nuovi spazi di confronto e convivenza (Fabbricatti, 2013). Una smart city quindi è chiamata ad identificarsi per l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, ma anche per l’alto livello di inclusione sociale. E se parliamo di inclusione sociale non possiamo non tenere in considerazione le differenze, che possono essere di età, etnia ecc. e, nel caso specificamente considerato nel volume, di genere. Il “talento” femminile verso una cultura delle differenze è la scelta peculiare della ricerca. Alle donne occorre riconoscere una profonda sensibilità nei confronti di temi sociali quali il benessere della famiglia, dell’educazione e dell’istruzione, nonché il possedere, per tradizione, una funzione di cura e di accudimento (Forum PA, 2013). Non va dimenticato che le donne svolgono in prima persona un’importante funzione educativa nella crescita delle future generazioni; la qual cosa, in un’ottica di rinnovamento urbano, significa poter disporre di un buon veicolo per trasferire le informazioni ai più giovani. Il volume assume le donne come interlocutrici privilegiate della gestione delle emergenze ecologiche, della progettazione educativa ambientale e della consulenza alle amministrazioni pubbliche. Le indicazioni utili per adottare una visione più ampia ed articolata, inclusiva e rispettosa delle diversità, muovono da una valorizzazione del “talento” femminile, base necessaria per disegnare processi di co-progettazione degni di una città intelligente.