Catia Donati non esiste. Perché non mi rivelo? Perché tutto quello che ho scritto è maledettamente vero, dalle cose più frivole a quelle più scabrose. Ma soprattutto perché non sono stata capace di schermare le mie passioni, il coinvolgimento emotivo, le lacrime di gioia e di disperazione. E se è vero, come è vero, che in pochi mi hanno vista piangere, potrete comprendere che io non sia pronta a camminare nuda per le vie della mia città. Quindi perché non lasciare questi racconti in un cassetto? Perché sono profondamente convinta che i romanzi più belli, più coinvolgenti, più appassionati, sono dentro le nostre case, nei solchi delle nostre rughe. Inoltre mi riconosco il merito di aver saputo gestire le difficoltà con coraggio e ottimismo. Mi sono detta "magari, condividere questi pochi brandelli di vita, potrà essere di aiuto a qualcuno che si trova a dover superare qualche momento di sconforto". Una mattina mi sono svegliata con un'immagine stranamente nitida e precisa del sogno più recente. Una lunga ordinata fila di persone che camminavano con passo lento verso l'orizzonte fino a scomparire. Ognuno di loro aveva una scatola in mano. Conteneva il loro vissuto, la loro storia. Null'altro potevano portare con se'. E' stato così che ho avvertito la presenza della mia scatola, ne ho riconosciuta l'importanza. Ho cominciato ad ascoltarla, con attenzione e rispetto. Il confronto con lei mi ha consentito di rileggere in chiave critica alcune mie pagine di vita, riscritte di getto, senza un ordine ne' cronologico ne' di importanza, facendo emergere emozioni e rabbia repressa, amore e dolore, leggerezza e profondità, coerenza e contraddizioni. Una scatola discreta, che non pretende di mettere ordine nella mia vita disordinata, che non pretende di insegnare e non mi dice cosa fare. E' sua la voce narrante dei miei racconti. Una voce sincera, benevola, senza giudizio e senza pregiudizio. (l'autrice, quella vera, che non si rivela)