«Questa ricerca parte dal celebre studio Europaeische Literatur und Lateinisches Mittelalter (La letteratura europea e il Medio Evo latino) del 1948 dove Ernst Robert Curtius ricostruisce una linea di continuità tra antichità classica e letteratura europea moderna sulla base comune della letteratura latina medievale.
Al progetto dello studioso tedesco, già concepito una ventina d’anni prima, era anche sotteso un intento politico, quello di individuare l’unità di questa tradizione nello spazio e nel tempo a fronte del caos spirituale contemporaneo avviato a deflagrare nel conflitto mondiale. Dello studioso spicca una immagine nella memoria che è a suo modo eroica, quella di un uomo che lavorava, negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, in una modesta biblioteca privata, dentro a un appartamento le cui finestre erano state frantumate dalla esplosione delle bombe.
Qualcuno ha definito Curtius un «umanista della guerra fredda», alludendo al suo conservatorismo politico; ma quel progetto concepito negli anni ’20-’30 della «trahison des clercs» appare come una risposta coerente alla grande sfida intellettuale e politica come la si percepiva in Germania in quegli anni, allorché egli portò a coscienza l’imminente caduta della «mente germanica», reagendo alla Krisis con la proposta di un umanesimo integrale fondato sulla retorica antica e, nella modernità, sulle sue matrici cristiane…»
Sergio Zatti
Al progetto dello studioso tedesco, già concepito una ventina d’anni prima, era anche sotteso un intento politico, quello di individuare l’unità di questa tradizione nello spazio e nel tempo a fronte del caos spirituale contemporaneo avviato a deflagrare nel conflitto mondiale. Dello studioso spicca una immagine nella memoria che è a suo modo eroica, quella di un uomo che lavorava, negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, in una modesta biblioteca privata, dentro a un appartamento le cui finestre erano state frantumate dalla esplosione delle bombe.
Qualcuno ha definito Curtius un «umanista della guerra fredda», alludendo al suo conservatorismo politico; ma quel progetto concepito negli anni ’20-’30 della «trahison des clercs» appare come una risposta coerente alla grande sfida intellettuale e politica come la si percepiva in Germania in quegli anni, allorché egli portò a coscienza l’imminente caduta della «mente germanica», reagendo alla Krisis con la proposta di un umanesimo integrale fondato sulla retorica antica e, nella modernità, sulle sue matrici cristiane…»
Sergio Zatti