Il presente lavoro è diviso in due parti. Nella prima parte, in base al principio ius sequitur vitam, si è ritenuto opportuno pensare alla grande lacuna del Diritto Canonico e del diritto proprio degli Istituti religiosi rispetto al fenomeno dei mezzi di comunicazione sociale che sempre più va imponendosi. Nella seconda parte si è analizzato il fenomeno dei mezzi di comunicazione e la vita religiosa attraverso la scienza psicologica. L'utilizzo di mezzi di comunicazione di ultimissima generazione, aziona un processo comunicativo che contemporaneamente può essere considerato sia evolutivo, sia involutivo. Questo contributo, che a prima vista potrebbe sembrar demonizzare i social network, addentrandosi in parole come appartenenza libertà ed identità (e false identità), offre l'opportunità di esercitare quella capacità critica, così spesso anestetizzata dagli stessi mezzi di comunicazione, che costituisce invece un valido aiuto per vivere e custodire la propria vocazione.
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