Dopo aver scorto la parola “zitella” in un vecchio libro delle scuole medie ho pensato che potesse essere utile discorrere delle storture sociali, quelle dell’uomo alfa e della stronza, del playboy e della puttana, a partire dalla messa in discussione di due concetti “maschile” e “femminile”. “Sono come tu mi vuoi” (prima della geniale rettifica del gruppo punk italiano CCCP), è una canzone di Mina ma è anche l’estrema sintesi di come apprendiamo comportamenti che, spesso, laddove essi non rispecchino la nostra natura, possono tradursi in atti autolesivi o lesivi verso la donna che si permetta di smascherare la fragilità del maschio. Ero una fan sfegatata dei Prodigy e, anche l’aver appreso del suicidio di Keith Flint, non in grado di vivere da solo, senza il ruolo di cura dell’ex moglie, mi ha spezzato il cuore e mi ha offerto, ancora una volta, il pretesto per pensare alla parità. Se il femminismo è obsoleto, le femministe sono brutte, zitelle, odiano l’uomo e se vi ritrovate in questa definizione, siete fuori strada. Ciò che si prefigge come obiettivo il raggiungimento della parità tra uomo e donna, difatti, non può predicare la messa alla berlina di un essere del sesso opposto. Siamo nel XXI secolo, se pensiamo che l’uomo diventerà donna e la donna uomo, al di fuori di un’ottica di rettifica del sesso biologico, percorso travagliato di molte anime intrappolate in un corpo diverso dal proprio, è perché non abbiamo capito la differenza tra sesso biologico e costruzioni sociali.