Nella psicoanalisi lacaniana il godimento è opposto al piacere e in conflitto permanente con il desiderio, due capisaldi della teoria del cinema. In che modo questo concetto così astruso e oscuro, elaborato da Lacan lungo tutto il corso del suo insegnamento, getta oggi nuova luce sui rapporti tra cinema e psicoanalisi? Quali sono le analogie che il godimento permette di stabilire tra le forme attuali di visione e i sintomi della clinica contemporanea? In che modo l’esperienza di godimento, che mette in gioco violentemente il corpo nella sua componente organico-fisiologica, si manifesta nell’opera di registi come Hitchcock, Antonioni, Oshima, Kieslowski o Ferreri? Come una catastrofe, il godimento scompagina totalmente la teoria classica del cinema e i procedimenti stessi di identificazione, credenza, voyeurismo e piacere. Il corpo dello spettatore in preda al godimento non è più pensabile esclusivamente nella sua dimensione immaginaria, ma è soggetto a uno sconvolgimento generale e profondo a cui lo spettatore non può che arrendersi.