Nel Novecento Dante è il “Top of the Pop”, è il più citato dai parolieri fra i classici della letteratura italiana, perché in realtà è l’autore che ha codificato la struttura stessa della poesia-canzone d’amore, che nasce dalla sofferenza e dalle lacrime e si nutre di malinconia e nostalgia. È l’autore italiano la cui influenza ha superato i confini nazionali. Se la sua presenza nel canzoniere italiano è spesso conseguenza di reminiscenze letterarie scolastiche, è più sorprendente rintracciarlo nei brani di artisti anglosassoni come Bob Dylan, Leonard Cohen, David Bowie, Kurt Cobain dei Nirvana, Thom Yorke dei Radiohead, Sepultura, Tangerine Dream, Coldplay. L’immaginario della Divina Commedia è stato declinato in tutte le lingue e in tutti i generi musicali: pop, rock, metal, progressive, jazz, elettronica, indie, rap. Come e perché Dante sia riuscito ad attraversare non solo Inferno, Purgatorio e Paradiso rimanendo vivo, ma anche settecento anni senza diventare un fantasma, viene spiegato da Francesco Bianconi dei Baustelle, Vinicio Capossela, Clementino, Simone Cristicchi, John De Leo e gli XyQuartet, Francesco Maria Gallo, Gianna Nannini, Derrick Green dei Sepultura, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Roberto Vecchioni.