L’orto dove Riccardo era tornato per ripensarsi sembra diventato teatro di una malinconica e un po’ letteraria confluenza tra ricordi, realtà, speranze. Un vero e proprio crocevia dove si incontrano la morte (un cadavere nel pozzo) e la vita (i giochi dei ragazzi), si accavallano linguaggi antichi (i dialoghi col vecchio maestro Aldo) e nuovi (i floppy e i cd nascosti), fantastiche favole di re e corsari e mitici racconti di goblin e di maghi, antiche aspettative e sogni rinnovati. Il romanzo è come l’orto di Riccardo. La morte misteriosa di una ragazzina “ cui non era stato dato di crescere senza fretta e per la quale il mondo non aveva ancora trovato il modo di pagare i suoi debiti” segue quella di un vecchio faccendiere che, in qualche modo invece, alcuni suoi debiti aveva pure cercato di pagarli. I versi di Orazio (carpe diem) si sovrappongono a quelli degli Oasis (take the time), la musica di Mendelssohn si accompagna ai valzer di Strauss e alle canzoni dei Beatles, i sermoni del prete, le riflessioni di Aldo, le chiacchiere di paese, le invasioni dell’orto si intrecciano con le dissertazioni e gli scoop dei giornali e delle tv e le invadenze ipertecnologiche di Investigator. Come le bocce di Paolo e di Bortolazzi, i giochi di ruolo dei giovani nell’orto, i giochi per computer progettati da Riccardo, che narrano dello scorrere del divertimento tra ieri e domani. Come il potere sottile e raffinato di Laurenti e la grezza potenza di Barca che vengono dal presente e dal futuro e che raccontano di come continuino su nuovi binari gli antichi percorsi della prepotenza e della violenza. Come suggerirà l’amara soluzione del mistero: «Cerchi al paese, noi con i delitti del suo orto non c’entriamo». Abbiamo ben altro per cui delinquere. Tutto ciò immerso in una realtà sospesa, in bilico tra ricordi e speranze, tra passato e futuro strizzando l’occhio al presente. Tra la curiosità di Riccardo e il Grande Progetto di Rossana, l’ingenuità di Marzia e il cinismo di Gigi, tra dubbi e certezze e la voglia di capire perché, ovunque vai, il gallo canta sempre allo stesso modo. Se canta.