Africa. E’ qui che inizia questa storia, un continente grande 30 volte l’Italia e con problematiche che nemmeno la migliore delle magie riuscirebbe a risolvere. Risultato di secoli di colonialismo e saccheggio che hanno drammaticamente impoverito la popolazione. E’ in questo scenario che il nostro autore si ritroverà a vivere e convivere con paure che si tramuteranno presto in emozioni forti che troppo spesso l’occidente non sa colmare né capire.In Africa si imparano lezioni di vita, si impara come la povertà sia una condizione colmabile con la propria gioia di vivere assaporando attimo per attimo, minuto per minuto i momenti che si presentano di fronte a noi e si stampano indelebili nella nostra mente ed anima. Qui un’azione, un gesto, uno sguardo contano più di ogni cosa. Si pesa tutto in modo differente e si rivolge attenzione a particolari che nella nostra vita quotidiana passerebbero inosservati o addirittura valutati in maniere superficiale. Ma non siamo noi a raccontarvi questa storia.L’autore è un ragazzo come tanti, ma come pochi decide di farsi messaggero di una realtà scomoda e osservata da lontano come un problema non nostro. In questo diario, Daniele racconta un esempio di vita, un barlume di speranza, incoraggiandoci ad agire giorno dopo giorno su noi stessi e sugli altri per costruire insieme un futuro miglioreIl libro è basato su un'esperienza di volontariato fatta dall'autore da settembre a ottobre 2014 presso l’Organizzazione non profit Mammadù Trust, situata in Otjomuse, una delle periferie più disagiate di Windhoek, la capitale della Namibia. Mammadù Trust è stata fondata nel 2008 da Agnes Albrecht Röhm, ospita minori che vivono in una situazione di abbandono o maltrattamento - figli di genitori indigenti, vittime dell’HIV o alcolizzati - offrendo un luogo sicuro ed ospitale dove nutrirsi, studiare e giocare lontani dai pericoli della strada.A causa della povertà ed emarginazione sociale dei nuclei familiari di provenienza, sono tutti considerati ad alto rischio di abbandono e conseguentemente destinati ad istituti brefotrofi. I bambini, piccoli e grandi, abitano con le loro famiglie allargate a Otjomuse, una baraccopoli fatta di alloggi di lamiera sprovvisti di acqua corrente, servizi igienici e corrente elettrica, caldi d'estate e freddi d'inverno.Attualmente il centro accoglie 40 bambini di età compresa tra i 4 e i 13 anni, ma non appena le disponibilità lo consentiranno, si darà il via alla seconda fase di ampliamento per poter accogliere fino a 100 bambini e ragazzi. Nel 2012 AIEA - Associazione Italiana Esperti d'Africa ha insignito Mammadù Trust del Premio Africa For People come organizzazione meritevole per il miglior progetto a sostegno di comunità africane.I proventi di questo libro saranno devoluti a favore dell’associazione.