Con questo libro impegnato e impegnativo, Gianni De Caro, già pittore affermato, propone adesso la sua prima opera come scrittore, maturata nel tempo di una vita punteggiata da esperienze onerose e segnata dalle prove di una fanciullezza particolare seguita però da una giovinezza molto speciale. Il portone verde smeraldo che dà il titolo al libro costituisce l’elemento fondamentale che contrassegna la storia narrata, il punto dirimente tra la fanciullezza e la giovinezza, il prima e il dopo di una svolta che in qualche modo tramuta condotta e comportamenti del nostro scrittore. La scena è posta in un paesino, Aiello di Baronissi, un borgo di mezza costa che sa di mare più che di collina e al quale l’Autore è legato a filo doppio: l’amore per il paese e l’affetto per colei che diventerà sua sposa. È un centro ristretto con prevalente economia rurale, ma ricco di umore, vitalità, particolari personaggi, malinconie e voglie di fare. Ne scaturisce quindi una storia di semplici, di ordinari. Ed è, insieme, storia di un’epoca, gli anni Sessanta, vissuta dalla piccola gente attraverso affetti, ansie, gioie, delusioni, appagamenti che di giorno in giorno fermentano secondo i bisogni e le attese di chi fieramente si batte per fronteggiare problemi e avversità. Storia di chi si affida soprattutto alle proprie risorse pur essendo soggetto a una vita che è regolata preponderatamente dai Grandi di turno.