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Le grandi biblioteche conservano enormi quantitativi di libri, documenti e manufatti di ogni genere e tipo. Preziosi o mediocri che siano, ciascuno di quei reperti potrebbe raccontare una storia, una avventura. E riuscire ad emergere, magari per il tempo effimero di una stella cadente, agli onori della cronaca o dello scoop. La vicenda può avere un inizio incerto o improbabile, o meglio ancora casuale od occasionale. È il caso di questa breve narrazione intitolata Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna l’anno di grazia 2057, scritta da Ernesto Capocci e pubblicata a Napoli in…mehr

Produktbeschreibung
Le grandi biblioteche conservano enormi quantitativi di libri, documenti e manufatti di ogni genere e tipo. Preziosi o mediocri che siano, ciascuno di quei reperti potrebbe raccontare una storia, una avventura. E riuscire ad emergere, magari per il tempo effimero di una stella cadente, agli onori della cronaca o dello scoop. La vicenda può avere un inizio incerto o improbabile, o meglio ancora casuale od occasionale. È il caso di questa breve narrazione intitolata Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna l’anno di grazia 2057, scritta da Ernesto Capocci e pubblicata a Napoli in data 1857. Si tratta di un episodio forse minore della storia della scienza in Italia, di cui unica e superstite traccia documentaria può essere considerata, fino a diversa prova, il volumetto conservato nei magazzini della Biblioteca Nazionale di Bari con la collocazione “Busta A 260/11”.