"Sono in trincea, sotto il fuoco di un forte non ancora caduto ma che dovrà cadere -musica notturna tremenda di artiglierie nostre - Morale delle truppe elevatissimo - Io sto bene, non sono ancora ferito". "Oggi giornata afosa. Se venisse un po' d'acqua sarebbe tanta manna porterebbe un po' di refrigerio in mezzo a tanto calore". Così scrive un soldato dalla trincea a casa, tra altri che chiedono calzerotti, formaggio secco, baci e preghiere. Attraverso centinaia di lettere scambiate tra le famiglie e i soldati in trincea, questo libro ricostruisce la concreta realtà quotidiana della Grande Guerra. Una generazione di giovani italiani vive l'agonia e il logoramento delle proprie piccole esistenze. Ma non ci sono solo lettere di soldati. Con quelle delle famiglie dei caduti, dei prigionieri, degli sfollati, degli italiani "irredenti", dei profughi, degli imboscati, è possibile ricostruire un quadro completo, cancellando le dimenticanze degli ultimi decenni. Racconti scritti, piccole narrazioni lette in condizioni difficili, che però erano le uniche luci in un'oscurità senza fine. L'unico legame per non dimenticare di essere parte della vita di qualcun altro.