“Le mie parole a fisarmonica chiusa” rappresenta il resoconto poetico di una tortuosa fase di crescita e di realizzazione dentro sé stessi, delineabile come una riproduzione moderna della corrente ottocentesca del Bovarismo; attraverso le sue immagini rappresenta i demoni dell’adolescente in questa delicata epoca storica che tenta, attraverso il suo incessante impulso vitale, di svincolarsi dal dolore ritagliandosi il proprio angolo di sensibile paradiso. Come la fisarmonica in un’orchestra, le apparizioni visive generate da quest’opera vogliono offrire al lettore la vibrazione essenziale di ogni sentimento umano, il soffio del polmone ansioso del mondo; come il mantice dello strumento musicale in questione, ogni singola poesia dona lo slancio e l’intenzione per la successiva, lasciando sé stessa velata tra le increspature del non completamente detto, ma intuibile all’orecchio più propenso e incline. Da “una pura formalità” al finale “raccoglimento” gentile e rassicurante similmente a un abbraccio materno, la storia si invera a chi si fa carico del suo animo senza timore per le sue profondità inesplorate, le sue ricchezze come le sue mancanze, percorrendo le strade del Matto fino alla comprensione del Mondo, come nel mazzo dei tarocchi marsigliesi.