Oggi diamo per scontato che il matrimonio sia sempre e comunque un sacramento, cioè fondato sulla libera scelta e sull’amore dei coniugi! Ma è sempre stato così? Perché chi divorzia deve essere considerato adultero, se il settimo Comandamento non vieta il ripudio, bensì l’adulterio? E perché si considera adultero chi si divide dal proprio coniuge, se il decimo Comandamento vieta di desiderare il coniuge altrui e non il divorzio dal proprio? Quali sono le conseguenze pastorali e sociopsicologiche della censura che proibisce i sacramenti ai divorziati? Come conciliare la misericordia di Dio con i Canoni sul matrimonio del Concilio di Trento, che prevedono gli anatematismi per i divorziati?