L’infanzia di Eugenio non fu molto diversa da quella dei suoi coetanei cresciuti in ristrettezze a Santa Viola, un quartiere popolare della periferia di Bologna. Il cortile in cui giocava era una porzione importante del suo mondo dove la fantasia, l’ingenua furbizia, l’allegria e la complicità si fondevano necessariamente per portare a termine delle simpatiche monellerie. Negli anni ’50, quando l’auto non fu appannaggio solo dei più abbienti, iniziò a circolare con maggior numero di esemplari la mitica Topolino della Fiat: è ad essa che sono legati i ricordi più significativi. Questo romanzo non vuol essere il diario di una vita, ma un graffiante affresco della società di quegli anni, fatto di episodi a volte comici e a volte irriverenti, che hanno accompagnato i primi dieci anni dell’autore, narrati secondo il pensiero e le parole di un bambino.