La categoria di modernità è certo una delle più sfuggenti della scrittura della storia. Si è sempre «il moderno» di un «antico». Quella del modernismo, invece, ha la particolarità di essere legata a un’epoca precisa, quella della fine dell’Ottocento e della prima parte del Novecento, e non è limitata a un’unica località geografica. Cosa significa essere modernista in in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna? Si scrivono, sotto questa definizione delle pagine significative della storia europea, ma sono mai state lette unitariamente. In un periodo che viene definito utilizzando la categoria di «post-modernità» una lettura complessiva non è inutile in quanto si situa alla confluenza della religione, della politica e della letteratura. Tale lettura ha, forse, la particolarità di evidenziare il significato specifico attribuito alla parola modernismo in Francia, in Italia e in Spagna, ma anche di sottolineare quello che accomuna le varie espressioni di modernismo dei vari paesi. Per costruire questo paesaggio multiplo e tuttavia continuo bisognava riunire specialisti rappresentativi di queste diverse prospettive, animati da un desiderio di abitare una sorta di casa comune nella quale circolerebbe lo spirito del modernismo, alla congiunzione di un’esperienza spirituale, di una pratica di scrittura e di un’aspirazione democratica. Le reazioni politiche e religiose al modernismo saranno, se si può dire, al livello di questa effervescenza intellettuale e spirituale. La Prima guerra mondiale, tra l’altro, può essere interpretata, a distanza di tempo, come una di queste reazioni. È tale casa comune che il libro tenta di ricostruire, per ieri, per oggi e per domani – per l’Europa di domani.