“Freetown” è il terzo volume della collana “Le città visibili”. Nel caos di Freetown anche i concetti classici di centro e periferia sembrano vacillare: il mare da un lato e le montagne dall’altro riducono al minimo gli spazi liberi ed è così che a poche decine di metri dal palazzo presidenziale si accumulano baracche brulicanti di vita e i vetri del grattacielo della banca centrale si sovrappongono allo sfondo di una discarica avvolta dai fumi. Tutto si stratifica e tutto si mischia in questa città complessa e dal nome meraviglioso e ingombrante.
La terra della libertà: può esistere luogo più dolce? Forse no, ma quanto è rimasto oggi di quel sogno di libertà? Di quelle speranze? Quanto è stato spazzato via dal correre della storia, dalle tragedie che con cinica puntualità colpiscono questa gente, dalla necessità quotidiana di arrangiarsi, far giornata, sopravvivere?
La vita e la morte sono legate indissolubilmente in queste terre, giocano a rincorrersi, si mischiano una nell’altra e fanno parte della medesima realtà. Le case, le strade, la città intera è piena di ombre: accompagnano, osservano, proteggono il lettore durante il suo viaggio tra le parole, i personaggi, le immagini e le mappe che compongono questo racconto.
La terra della libertà: può esistere luogo più dolce? Forse no, ma quanto è rimasto oggi di quel sogno di libertà? Di quelle speranze? Quanto è stato spazzato via dal correre della storia, dalle tragedie che con cinica puntualità colpiscono questa gente, dalla necessità quotidiana di arrangiarsi, far giornata, sopravvivere?
La vita e la morte sono legate indissolubilmente in queste terre, giocano a rincorrersi, si mischiano una nell’altra e fanno parte della medesima realtà. Le case, le strade, la città intera è piena di ombre: accompagnano, osservano, proteggono il lettore durante il suo viaggio tra le parole, i personaggi, le immagini e le mappe che compongono questo racconto.