Ersilio Bosso era un monarchico e fascista e nel 1941 si arruolò volontario nel 33° Battaglione Camicie Nere da Montagna di Imperia come Capomanipolo al comando del Plotone Esploratori e venne inviato sul fronte jugoslavo. Il 18 agosto 1942 con il Battaglione fu impiegato a Bribir, nel nord-ovest della Croazia, mentre il 29 aprile 1942 era in Montenegro. La zona di impiego era quella di Priboj. L'8 settembre del 1943 non aderì al bando tedesco e fascista e fu rinchiuso in un campo di concentramento a Urosevac (Kosovo). Il 4 novembre raggiunse lo Stammlager XVII A a Kaisersteinbruck in Austria e dopo il rinnovato rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale il 21 dicembre venne trasferito nello Stammlager 366 a Sieldce in Polonia. Il 20 marzo 1944 infine fu rinchiuso nello Stammlager X B a Sandbostel in Germania. Liberato dagli inglesi, dopo essere stato trasferito a Brema, raggiunse fortunosamente l’Italia, ma qui alcuni partigiani locali decisero di giustiziarlo per il suo passato. Riuscì a fuggire e grazie ad un comandante partigiano amico del padre la cosa si risolve. Nonostante fosse stato un Internato Militare Italiano che aveva rischiato la vita per la sua Patria, subì comunque la cancellazione dalle liste elettorali, in quanto considerato ingiustamente Ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana e venne rifiutata la sua iscrizione all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci per motivi analoghi. Con il tempo tutto venne chiarito, ma di certo rimase tanta amarezza, che Ersilio Bosso lasciò in queste righe.