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Tra tempi di Scienza e tempi di Vita Questa è la storia di oltre centomila italiani, di oltre tre milioni di persone nel mondo. Sono i malati di sclerosi multipla, in grande maggioranza giovani, le donne molto più degli uomini. È la storia della speranza che adesso li accompagna. Non vogliamo, con questo libro, rivelare chissà quali evidenze scientifiche, piuttosto cercare di vederci chiaro, di comprendere, di non accettare tutto quello che ci viene proposto senza vagliare le possibilità e le piccole verità; perché è dalle piccole verità, non affatto assolute, che si può guardare la realtà…mehr

Produktbeschreibung
Tra tempi di Scienza e tempi di Vita Questa è la storia di oltre centomila italiani, di oltre tre milioni di persone nel mondo. Sono i malati di sclerosi multipla, in grande maggioranza giovani, le donne molto più degli uomini. È la storia della speranza che adesso li accompagna. Non vogliamo, con questo libro, rivelare chissà quali evidenze scientifiche, piuttosto cercare di vederci chiaro, di comprendere, di non accettare tutto quello che ci viene proposto senza vagliare le possibilità e le piccole verità; perché è dalle piccole verità, non affatto assolute, che si può guardare la realtà senza deformarla. Il “caso Zamboni” è uno di quelli in cui la ricerca e i ricercatori promettono ma non mantengono? Forse sì, forse no. Non sta ovviamente a chi scrive mettere un bollino di validità o meno su una teoria, ma è più probabile che al momento ci si trovi davanti a un caso, uno dei pochi visibili a occhio nudo e interessante per le implicazioni che comporta, di controversia scientifica. Qui siamo davanti a una spaccatura: da un lato chi crede in una teoria e pubblica studi al riguardo, dall’altro chi pensa sia priva di fondamento o porta argomenti (e dati e studi) contrari ad essa. Permettendoci una iper-semplificazione, siamo davanti a uno scontro tra flebologi e neurologi, tra campi e competenze diverse.
L’Albero di Kos Non è senza un briciolo di presunzione che accosto la nostra associazione tra terra e cielo ad un albero. Un albero che attinge attraverso le sue radici da madre terra, assorbendo energia sotto forma di acqua e sali minerali; e dalla volta celeste attraverso le proprie chiome, la luce del sole e l’ossigeno. Grandi e piccoli amici guaritori dei nostri mali, disposti anche al sacrificio estremo. Nel corso del tempo abbiamo dimenticato quello che ci fornivano per la preparazione di medicine o infusi curativi. Gli alberi non parlano, non hanno anima, non hanno sembianze antropomorfe, non comunicano come noi. Non sentono come noi, ma, credetemi, sentono. Semplicemente sono diversi, e proprio in questa totale alterità risiede il loro fascino. Ogni tanto è bello stabilire una connessione con qualcosa che sia profondamente diverso da un segnale Wi-Fi.