Questa è la storia di un’amicizia. Tra Lidia Brisca Menapace (1924-2020), partigiana, pacifista, cattolica, femminista, donna dal radicato impegno politico, e Ileana Montini (1940), intellettuale e giornalista, come l’amica un’esistenza vissuta all’insegna dell’impegno politico e sociale. La prima lettera è del 1968, l’ultima del 1991.
La corrispondenza occupa un lungo arco di tempo segnato da eventi nazionali e internazionali di grande rilevanza storica. Ma anche dalla varietà di percorsi del femminismo e dalle trasformazioni all’interno della sinistra, intrecciando frammenti di vita, emozioni, sentimenti e profonde riflessioni politiche.
Nonostante la Storia avesse separato i tanti protagonisti dei mitici anni ’60 e dei ’70 di piombo, Ileana e Lidia sono rimaste unite. Uno dei motivi del loro rapporto risale alle comuni origini nella Democrazia Cristiana, come scrive Corradino Mineo nella Prefazione: «Entrambe è come se si fossero iscritte alla Direzione della DC. E si fossero trovate lì quando tutto ha preso a cambiare. Deputate a esercitare una certa libertà di pensiero nel movimento femminile. Delegate ad afferrare umori che ormai scappavano al Partito-Stato. Ma aduse “al dissenso disciplinato”».
Il lettore troverà in queste lettere «le stimmate» delle origini di una straordinaria amicizia, che ha espresso fin dal principio «il bisogno che tutto cambi, per poter cambiare noi stessi» alla «ricerca del “concreto”, per trasformare l’eresia in verità».
La corrispondenza occupa un lungo arco di tempo segnato da eventi nazionali e internazionali di grande rilevanza storica. Ma anche dalla varietà di percorsi del femminismo e dalle trasformazioni all’interno della sinistra, intrecciando frammenti di vita, emozioni, sentimenti e profonde riflessioni politiche.
Nonostante la Storia avesse separato i tanti protagonisti dei mitici anni ’60 e dei ’70 di piombo, Ileana e Lidia sono rimaste unite. Uno dei motivi del loro rapporto risale alle comuni origini nella Democrazia Cristiana, come scrive Corradino Mineo nella Prefazione: «Entrambe è come se si fossero iscritte alla Direzione della DC. E si fossero trovate lì quando tutto ha preso a cambiare. Deputate a esercitare una certa libertà di pensiero nel movimento femminile. Delegate ad afferrare umori che ormai scappavano al Partito-Stato. Ma aduse “al dissenso disciplinato”».
Il lettore troverà in queste lettere «le stimmate» delle origini di una straordinaria amicizia, che ha espresso fin dal principio «il bisogno che tutto cambi, per poter cambiare noi stessi» alla «ricerca del “concreto”, per trasformare l’eresia in verità».