«Il fatto che la mia città natale avesse cambiato nazione nell’atlante geografico, e avesse combattuto per non perdere la propria identità, mi sembrava un segno del destino: percepivo già che gli spostamenti sarebbero stati una condizione naturale della mia esistenza. Capii che avrei sempre cercato di rimanere me stessa.»
Irina nasce con la valigia in mano: appena può, parte. Lo fa da bambina, per fuggire dalla guerra tra Etiopia ed Eritrea; da adolescente, per imparare le lingue; appena maggiorenne, per frequentare l’università; da adulta, per lavorare in giro per il mondo, convinta che il trasferimento in un altro Paese, se dettato da una scelta consapevole, sia fonte di profondo arricchimento.
Questo memoir è un invito a osare, a lasciarsi guidare da intuizioni e percezioni, ad affrontare la vita come una personale ricerca. È un incoraggiamento a coltivare le proprie inclinazioni, a sperimentare percorsi alternativi, non scontati, un esempio di come ci si possa sentire a casa in molti luoghi.
«Sono solo accenni, ricordi in superficie, pensieri che sorvolano luoghi visitati e persone in cui mi sono imbattuta, sprazzi di una vita in movimento. La mia.»
Irina nasce con la valigia in mano: appena può, parte. Lo fa da bambina, per fuggire dalla guerra tra Etiopia ed Eritrea; da adolescente, per imparare le lingue; appena maggiorenne, per frequentare l’università; da adulta, per lavorare in giro per il mondo, convinta che il trasferimento in un altro Paese, se dettato da una scelta consapevole, sia fonte di profondo arricchimento.
Questo memoir è un invito a osare, a lasciarsi guidare da intuizioni e percezioni, ad affrontare la vita come una personale ricerca. È un incoraggiamento a coltivare le proprie inclinazioni, a sperimentare percorsi alternativi, non scontati, un esempio di come ci si possa sentire a casa in molti luoghi.
«Sono solo accenni, ricordi in superficie, pensieri che sorvolano luoghi visitati e persone in cui mi sono imbattuta, sprazzi di una vita in movimento. La mia.»