L’autoritratto, da sempre genere artistico, nel contemporaneo mette all’angolo il paradigma della somiglianza fisionomica mantenendo però la ‘presenza’ profonda dell’autore, attraverso indizi e sintomi che lo svelano da un piano più ‘arretrato’ rispetto a quello dell’apparenza immediata, del visibile. Il soggetto dell’autoritratto oggi si dà in una costellazione di modalità differenti, talvolta difficilmente imparentabili tra loro.
Approfondendo il lavoro di un gruppo di artisti, l’autrice ritrova un filo conduttore del rinnovamento radicale di questo soggetto nella fedeltà che ciascuno ha verso la grande tradizione. Un legame costituito non tanto dalla ripresa formale, quanto piuttosto dall’appropriazione dei processi mentali vitali che hanno determinato, e continuano a determinare, le forme. Cambiano le pratiche, le tecnologie e i linguaggi, e anche l’artista cambia il modo di guardare a se stesso come soggetto-oggetto di riflessione, soprattutto dopo la dissoluzione della rappresentazione, ampiamente consumatasi nel corso degli ultimi due secoli.
Approfondendo il lavoro di un gruppo di artisti, l’autrice ritrova un filo conduttore del rinnovamento radicale di questo soggetto nella fedeltà che ciascuno ha verso la grande tradizione. Un legame costituito non tanto dalla ripresa formale, quanto piuttosto dall’appropriazione dei processi mentali vitali che hanno determinato, e continuano a determinare, le forme. Cambiano le pratiche, le tecnologie e i linguaggi, e anche l’artista cambia il modo di guardare a se stesso come soggetto-oggetto di riflessione, soprattutto dopo la dissoluzione della rappresentazione, ampiamente consumatasi nel corso degli ultimi due secoli.