Contro le letture immanentistiche e coscienzialistiche del sistema hegeliano, più o meno ispirate dalle varie filosofie della prassi succedutesi tra ’800 e ’900, qui, invece, si propone una lettura metafisica che riporta indietro la filosofia hegeliana a modelli spinoziani e neoplatonici in generale. Tale prospettiva vede il Concetto rilasciare il mondo oggettivo della natura e dello spirito, dal quale la coscienza, rappresentando se stessa senza soluzione di continuità, ritorna al Concetto in quella forma suprema di autocoscienza che è la filosofia. Momento insostituibile di questo processo di produzione dell’autorappresentazione rimane l’analisi hegeliana del sistema giuridico che dà adito ad una teoria dell’autocoscienza prodotta dall’intersezione di tre movimenti concettuali: il diritto come realizzazione progressiva della libertà; la relazione di riconoscimento come logica della filosofia del diritto e, infine, la teoria della validità normativa quale senso precettivo della norma anche al di là della sanzione penale originariamente ad essa connessa.