Un artista starebbe manifestando un fenomeno di razzismo nel momento in cui, esprimendosi attraverso la sua opera, la facesse risultare razzista per alcuni lettori? Dovremmo indignarci di fronte a Cappuccetto Rosso, tacciato come un racconto maschilista perché la bambina viene salvata da un uomo, il cacciatore, e non si è salvata da sola? E che dire di chi ha sostenuto che La bella addormentata nel bosco alimenta la violenza di genere, perché il principe, l’uomo, bacia la ragazza, la donna, senza il suo consenso?
Presupposti paradossali, senza dubbio. Eppure, si avverte, una certa titubanza nel saper valutare e comprendere ciò che rientra, o non dovrebbe rientrare, nel calderone del politically correct.
Il mondo evolve e cambia, e il linguaggio procede di pari passo. L’utilizzo che si fa del rispetto per l’altro è, invece, sempre connaturato alla formazione e all’educazione sociale e culturale di ogni individuo, tessera atomica della società. Ogni individuo deve essere pertanto capace di distinguere obiettivamente, e di comportarsi adeguatamente alla situazione soggettiva in cui si trova e vive.
Nel rimando e omaggio letterario al celebre romanzo di Fogazzaro, l’Autore definisce fin dal titolo le sue intenzioni. La sua narrazione rifiuta a priori le trappole di una società che stabilisce paletti e impone canoni dialettici e pregiudizi seriali: la loro applicazione esimerebbe dal ragionare, risparmierebbe la fatica del giudizio critico.
La silloge si compone di tredici racconti diversi per genere e ambientazione. Un impiegato stressato che cerca ristoro in un cinema porno, un esercito di zombie sfruttato dal sistema capitalistico, un politico disposto a tutto pur di raccogliere consensi, un aspirante suicida deciso a lanciarsi da un cavalcavia, un internauta inappagato assiste e contribuisce alla lenta morte di una influencer afflitta da disturbi alimentari, un borghese benpensante convinto di essere stato derubato da un clochard. Questi e altri personaggi popolano le pagine sferzanti di una raccolta che non fa sconti a niente e nessuno.
Presupposti paradossali, senza dubbio. Eppure, si avverte, una certa titubanza nel saper valutare e comprendere ciò che rientra, o non dovrebbe rientrare, nel calderone del politically correct.
Il mondo evolve e cambia, e il linguaggio procede di pari passo. L’utilizzo che si fa del rispetto per l’altro è, invece, sempre connaturato alla formazione e all’educazione sociale e culturale di ogni individuo, tessera atomica della società. Ogni individuo deve essere pertanto capace di distinguere obiettivamente, e di comportarsi adeguatamente alla situazione soggettiva in cui si trova e vive.
Nel rimando e omaggio letterario al celebre romanzo di Fogazzaro, l’Autore definisce fin dal titolo le sue intenzioni. La sua narrazione rifiuta a priori le trappole di una società che stabilisce paletti e impone canoni dialettici e pregiudizi seriali: la loro applicazione esimerebbe dal ragionare, risparmierebbe la fatica del giudizio critico.
La silloge si compone di tredici racconti diversi per genere e ambientazione. Un impiegato stressato che cerca ristoro in un cinema porno, un esercito di zombie sfruttato dal sistema capitalistico, un politico disposto a tutto pur di raccogliere consensi, un aspirante suicida deciso a lanciarsi da un cavalcavia, un internauta inappagato assiste e contribuisce alla lenta morte di una influencer afflitta da disturbi alimentari, un borghese benpensante convinto di essere stato derubato da un clochard. Questi e altri personaggi popolano le pagine sferzanti di una raccolta che non fa sconti a niente e nessuno.