«Le parole sono sopravvissute - nell'animo di Luca - a tutto, al dolore, alla sofferenza, al male che lui stesso si infliggeva nei peggiori dei modi, e sono state pazienti, sono state fiduciose: hanno capito che un giorno sarebbero potute, finalmente, spuntare fuori, che ci sarebbe stata per loro, e dunque per Luca, quell'occasione che per un seme è un raggio di sole e un terreno favorevole: per lui sono state la fiducia, in se stesso e negli altri, e la convinzione di poter lasciare andare la presa di quell'ancora malefica che sempre più lo trascinava, lasciandosi finalmente pian piano risalire.» Luca Pagliai è nato a Livorno il 25 agosto 1987, da padre perito meccanico e madre maestra elementare. Fin da piccolo ha dimostrato un certo talento per la scrittura poetica, incoraggiato anche dagli insegnamenti della madre. Ha abbandonato gli studi in Terza Liceo Scientifico per colpa di un carattere abbastanza ribelle, anno in cui, ironia della sorte, il professore di lettere gli sconsigliò di scrivere perché troppo "tematico e noioso". Da quel momento la sua vita sprofondò nel dramma delle dipendenze, riuscì a trovare lavoro come istruttore cinofilo (seconda sua grande passione) ma nel 2018 l'uso di sostanze stupefacenti aveva oramai distrutto la sua esistenza, costringendolo ad entrare in una comunità di recupero. Lì, per gioco e per terapia, riprese a scrivere e nacque questa sua prima pubblicazione, terminata poi a metà del 2020, finalmente "pulito" e grazie alla sua famiglia e all'incontro di una persona speciale. Ora scrive con costanza e ha in cantiere già altri due libri (un romanzo, primo di una trilogia, e una seconda raccolta poetica "illustrata").
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