Il volume ripercorre la storia della rivista di poesia «abiti-lavoro» (1980-1993), fondata e scritta esclusivamente da operai e considerata «il primo tentativo di dare forma organizzata alla letteratura operaia». Attraverso un’ampia selezione di opere rimaste nell’ombra e avvalendosi di numerose memorie autobiografiche, il libro esplora il ruolo della poesia come strumento di emancipazione e riscatto, contribuendo alla comprensione dell’intreccio tra espressione artistica e lotte sociali e sottolineando l’importanza della cultura nel processo di liberazione, sia individuale che collettivo.