Andreios, figlio di Ipparcos, e di Eirené, vive ad Atene intorno al 300 a.C. La sua è una famiglia di “meteci” che vuol dire “coloro che abitano insieme”. Erano così chiamati gli stranieri che si stabilivano ad Atene. Non avevano diritto né alla cittadinanza né a possedere terre, ma potevano essere ascoltati in tribunale ed esercitare la propria attività. Ipparcos, immigrato da Messina, è un artigiano conosciuto in tutta Atene, fabbrica armi apprezzate persino da Pericle. Andreios, nato ad Atene, all’età di vent’anni si rende conto di non poter diventare un soldato e un cittadino ateniese. “Tu sei escluso e sei diverso, Andreios!” gli ricorda amaramente il padre. Negli anni turbolenti della guerra tra Sparta e Atene, Andreios perderà il padre Ipparcos per mano assassina, ne seguirà le orme nell’attività di artigiano fabbricante d’armi, s’innamorerà di Glicera (Glykera in greco antico che vuol dire dolce, mite) e diverrà amico di Pericle, parteciperà attivamente al conflitto dalla parte degli ateniesi. Ma non diverrà mai ateniese. E non riuscirà nel progetto di ritornare alla terra d’origine della sua famiglia, Messene. Una vita vissuta in mezzo. Con “Andreios lo straniero” Morgana Mazzù, al suo secondo impegno narrativo dopo “Vento di greco”, descrive, con l’espediente affascinante del romanzo storico, un dramma di lacerante attualità.