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Internati Militari Italiani è l'appellativo che fu dato ai militari italiani che, catturati dai tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, furono trasferiti nei Lager tedeschi. Considerati traditori, si vollero negare a questi italiani le garanzie della Convenzione di Ginevra cui avrebbero avuto diritto se fossero stati classificati "prigionieri di guerra", e con questo artifizio furono sottoposti al trattamento destinato ai civili. I loro ricordi riemergono dopo oltre sessanta anni nel corso di una ricerca sui ricevitori radio realizzati o introdotti clandestinamente nei Lager. Una…mehr

Produktbeschreibung
Internati Militari Italiani è l'appellativo che fu dato ai militari italiani che, catturati dai tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, furono trasferiti nei Lager tedeschi. Considerati traditori, si vollero negare a questi italiani le garanzie della Convenzione di Ginevra cui avrebbero avuto diritto se fossero stati classificati "prigionieri di guerra", e con questo artifizio furono sottoposti al trattamento destinato ai civili. I loro ricordi riemergono dopo oltre sessanta anni nel corso di una ricerca sui ricevitori radio realizzati o introdotti clandestinamente nei Lager. Una ricerca che ha stimolato il desiderio di comprendere le motivazioni di un rifiuto così forte a tornare in Italia preferendo il Lager, in condizioni igienico-alimentari al limite della sopravvivenza. La cultura come reazione all'inedia cui erano condannati i prigionieri: l'ascolto clandestino di messaggi radiofonici, i "giornali parlati", le attività teatrali, le conversazioni culturali e le partite di calcio. Più di seicentomila uomini il cui sacrificio riaffiora da una bibliografia povera e scarsamente diffusa, nell'oblio collettivo della società, risvegliatasi solo negli ultimi decenni.
Autorenporträt
Radioamatore e informatico, dal 2004 Maurizio Grillini raccoglie e pubblica documentazione sui ricevitori radio nei campi di prigionia. Nel 2012 consegue la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia con una tesi illustrante le tappe e difficoltà della ricerca.