Una poesia che ha “sete di dettagli” e “fame di inutili risposte” da cercarsi in sogni ancora svegli, nelle attese che si fanno fiato e notte, quando l’amore è una dolce e terrena malinconia che riscalda, una cicatrice sulla pelle destinata a salvarci. Le parole di Marco Maestrelli Crespi sono semplici e dirette: senza orpelli o inutili complicazioni sintattiche vanno immediatamente a segno, esatte e cristalline come le stelle d’inverno, ma più calde di esse, più vicine, quasi concrete. L’amore è davvero il motore immobile del mondo, ha la passione tenace di una preghiera in cerca di fede, è il rovistare randagio e notturno per i sobborghi della vita, è quel fardello di ferite e rinascite che ci identifica, ci rende ciò che siamo e, inevitabilmente, ci dà significato. Vi ritroverete in queste liriche nudi e increduli, senza difese capitolerete a voi stessi, fatti prigionieri dalla loro universalità, fresca e rapida come “il passo svelto della primavera. Calda inattesa e violenta, come la vita all’improvviso”.