L’itinerario di questo libro, alternando senza troppe censure le tappe vissute “tra disfatte e resurrezioni”, non rinuncia (dalla semplicità dei primordi fino a una smaliziata “maturità”) né al vigore e alla luminosità dell’espressione pregnante né all’impegno fervido di sintonizzarsi efficacemente con l’“utente” che legge, medita, assapora, reagisce, partecipa insomma vivamente a un colloquio che lo coinvolge e lo responsabilizza. Poesia “colta” ma “democratica”, oggettiva e dialettica, che, scandendo “il tragico e appassionato contrappunto di Eros e Angoscia, Norma e Desiderio, Dissipazione e Identità”, subendo dolorosamente il Presente ma anticipando reattivamente l’Avvenire, continua a sentire e a trasmettere per tutti (come già nei Grumi) l’incanto morale e il dovere irrinunciabile della Bellezza (dalla Presentazione).