"La supplica" che Nicolò Barbieri, nato a Vercelli nel 1576, rivolge «a quelli che scrivendo o parlando trattano de' comici» è forse l'opera fondamentale per comprendere dall'interno quel complesso fenomeno che è la commedia dell'arte. Scritta dopo le difese dell'arte comica di attori famosi, quali Pier Maria Cecchini e Giovan Battista Andreini, "La supplica" - che nelle sue diverse edizioni ebbe lettori di tutta Europa - da un lato riassume le argomentazioni fondamentali in difesa della commedia dell'arte, dall'altro imposta già il problema del valore dell'arte dell'attore e del significato della sua professione nel contesto culturale dell'età barocca. Non è un caso che anche il Corneille de "L'illusion comique" riecheggi l'argomentare del Barbieri. L'edizione qui presentata offre, oltre al testo dell'editio princeps de "La supplica", le varianti d'autore attraverso cui Barbieri, passando da un'edizione all'altra, bilancia e talvolta attenua la polemica del suo «discorso famigliare». Il lavoro critico di Ferdinando Taviani permette di osservare da vicino la vita e l'arte dei cominci.
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