"Aprire un fascicolo a carico di ignoti sulla morte di Eschilo di Eleusi, avvenuta nel 456 a.C. , come usa oggi la magistratura inquirente, su un cold case, è un artificio, forse una stramberia, non per questo immotivata", scrive Salvatore Parlagreco. In questa sua strabiliante avventura narrativa, ritagliandosi uno spazio di scrittura inedito al confine tra la fiction, l'indagine giornalistica e il saggio storico-letterario, l'autore conduce il lettore nei meandri di una vicenda troppo frettolosamente affidata, in mancanza di fonti affidabili, all'aneddotica fantasiosa. Eschilo ha vissuto a Gela per tre anni prima della sua morte, avvenuta nel 456 a.C. La leggenda narra che morì a causa dell'attacco accidentale di un'aquila, che avrebbe scagliato una tartaruga sul suo capo calvo, credendo che fosse una pietra, per romperne il guscio. La morte di Eschilo è stata vista come una punizione divina, poiché l'aquila era associata a Zeus e la tartaruga a Hermes. Nonostante le fonti primarie siano scarne e possano aver subito l'effetto distorcente di schemi narrativi rigidamente codificati in chiave mitologica, l'aneddoto è diventato una leggenda storica. Esistono anche un epitaffio e il responso di un oracolo che indicano la causa della morte di Eschilo come proveniente dal cielo...