Tutto è spiegato nella prefazione, per tutto si intende la composizione del libro, non quello che vi è scritto. Poesia e prosa, poete (perché non poetesse?) e narratrici, un unico ben diviso, un essere a tratti l'una o l'altra: insomma, due anime. I racconti si snodano come diari, introspezioni, un guardarsi come si era, come si è diventati, quando tutti ti stanno sul cazzo. I colori e gli odori prevalgono, costruiscono sensazioni, ammutoliscono momenti di sconforto e di solitudine: un bicchiere di rum aiuta a riconciliarsi con la vita Una sincerità disarmante quella di Serenella Gatti, che sembra parlare a se stessa, ma universalizza i sentimenti, li rende comuni, sa di condividerli con tanti altri, tante altre, ché il suo è un femminismo sincero, di trincea… E poi arrivano le poesie, fatte di osservazioni, quasi fotografiche: il ciondolare di un piede, la vita dei giovani studenti che abitano nella porta accanto, le vetrine nelle serate d'autunno. Sono flash, buttati lì, parole a cui manca solo la melodia ritmata e malinconica di certe canzoni di Vasco Rossi. In questo libro Serenella Gatti ci porta nel suo mondo, nella sua intimità, senza veli e senza falsità. Le sue parole trasudano verità e passione e, in fin dei conti, una grande gioia di vivere, una grande tristezza di vivere, che non sono antitetiche, ma razionalmente si ritrovano quando l'autrice assapora la dolcezza di abbracciare se stessa. Un gran bel trascorrere di qualche ora, leggendo. Gilberto Salvi
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