I testi che leggo sembrano stare a fatica sul bianco della pagina e richiamare invece ad altro che sta fuori i margini del foglio, al di là del verso. Una sofferenza che non si può comunicare. Parlo di sofferenza perché è la sensazione che emerge maggiormente da queste pagine, non dico di poesia ma di silenzio. La sofferenza che viene dal contrasto tra limite e infinito, tra eternità e tempo, tra vissuto e desiderato. Questi appaiono i poli di attrazione dei versi che cedono a tratti a qualche ritmazione più musicale ma il più delle volte sono impregnati e imbevuti da una prosa-monologo a denti stretti.