Del maggiore Francesco Baracca si è continuato a parlare ininterrottamente dall’anno della sua prima vittoria, il 1916, e il discorso tuttora continua, concentrandosi soprattutto sulle dinamiche irrisolte che avvolgono la sua scomparsa.
L’Asso non deve la sua fama solo alle vittorie che l’hanno reso celebre, ma al suo modo di essere e al modo di vincere.
Sul modo di essere e su quello di vincere di Baracca è strutturato questo libro. Si scoprirà che la stessa linea di condotta informò anche i suoi ultimi istanti di vita: grazie al ritrovamento di fonti non considerate in precedenza che collimano perfettamente con le incertezze presenti nelle deposizioni di coloro a cui fu attribuito l’abbattimento dello SPAD, la morte dell’Asso appare da una prospettiva c ompletamente diversa, capace, se possibile, di accrescerne la grandezza.
Ritratto di Francesco Baracca restituisce integralmente la figura del Maggiore, a partire dall’ambiente di nascita, la Romagna, culla italiana del volo, per giungere, attraverso il percorso che l’ha condotto ai risultati bellici di grande valore, agli ultimi momenti della sua esistenza.
La vita del Maggiore è ricostruita attraverso i documenti originali (la corrispondenza e le foto che raramente appaiono) per restituirne un’immagine vera, autentica e vicina di una figura a cui il Paese deve moltissimo. Così la sua eredità morale può raggiungere l’Italia del presente, per molti aspetti incommensurabile con la società di allora, per molti altri (quelli meno nobili) identica ad essa.
Ci si accorgerà quindi che le vittorie di Baracca, necessarie a tenere alta la fiducia quando le spaventose condizioni della guerra di trincea e le novità tecnologiche difficili da assimilare non lasciavano intravedere la fine del conflitto, trovarono la loro origine nella forma mentis dell’Asso, nella sua pazienza, nella precisione e nella capacità, mai disgiunte da profonda umanità rivolta a tutti, avversari compresi. Oggi si direbbe che la centratura non gli venne mai meno, fino all’ultimo istante di vita.
Accanto a tali doti personali davvero rare, figura la sua leadership innovativa, capace di portare la 91ª a divenire la leggendaria Squadriglia degli Assi, dove l’obbedienza ai suoi ordini era dettata da stima e da affetto.
Tutto questo senza la minima retorica o individualismi che l’ inutile strage avrebbe reso fuori luogo. Uomo di poche parole, di rara umiltà, perseguì l’obiettivo senza mai vantarsene, ligio ad un culto del Dovere che oggi risulta di difficile comprensione.
Respirare il clima dell’epoca attraverso le parole e i racconti dei protagonisti, permette di addentrarsi in quell’ambiente e recuperarne lo spessore.
I momenti difficili non accennano a diminuire: l’esempio di chi, a fronte di condizioni di inaudita durezza, riesce a rispondere alle necessità del momento senza lasciarsi indurire nell’animo, costituisce per il Lettore fonte di rinnovata energia.
Gli Eroi erano esseri umani: fu la loro risposta agli eventi a renderli eccezionali.
L’Asso non deve la sua fama solo alle vittorie che l’hanno reso celebre, ma al suo modo di essere e al modo di vincere.
Sul modo di essere e su quello di vincere di Baracca è strutturato questo libro. Si scoprirà che la stessa linea di condotta informò anche i suoi ultimi istanti di vita: grazie al ritrovamento di fonti non considerate in precedenza che collimano perfettamente con le incertezze presenti nelle deposizioni di coloro a cui fu attribuito l’abbattimento dello SPAD, la morte dell’Asso appare da una prospettiva c ompletamente diversa, capace, se possibile, di accrescerne la grandezza.
Ritratto di Francesco Baracca restituisce integralmente la figura del Maggiore, a partire dall’ambiente di nascita, la Romagna, culla italiana del volo, per giungere, attraverso il percorso che l’ha condotto ai risultati bellici di grande valore, agli ultimi momenti della sua esistenza.
La vita del Maggiore è ricostruita attraverso i documenti originali (la corrispondenza e le foto che raramente appaiono) per restituirne un’immagine vera, autentica e vicina di una figura a cui il Paese deve moltissimo. Così la sua eredità morale può raggiungere l’Italia del presente, per molti aspetti incommensurabile con la società di allora, per molti altri (quelli meno nobili) identica ad essa.
Ci si accorgerà quindi che le vittorie di Baracca, necessarie a tenere alta la fiducia quando le spaventose condizioni della guerra di trincea e le novità tecnologiche difficili da assimilare non lasciavano intravedere la fine del conflitto, trovarono la loro origine nella forma mentis dell’Asso, nella sua pazienza, nella precisione e nella capacità, mai disgiunte da profonda umanità rivolta a tutti, avversari compresi. Oggi si direbbe che la centratura non gli venne mai meno, fino all’ultimo istante di vita.
Accanto a tali doti personali davvero rare, figura la sua leadership innovativa, capace di portare la 91ª a divenire la leggendaria Squadriglia degli Assi, dove l’obbedienza ai suoi ordini era dettata da stima e da affetto.
Tutto questo senza la minima retorica o individualismi che l’ inutile strage avrebbe reso fuori luogo. Uomo di poche parole, di rara umiltà, perseguì l’obiettivo senza mai vantarsene, ligio ad un culto del Dovere che oggi risulta di difficile comprensione.
Respirare il clima dell’epoca attraverso le parole e i racconti dei protagonisti, permette di addentrarsi in quell’ambiente e recuperarne lo spessore.
I momenti difficili non accennano a diminuire: l’esempio di chi, a fronte di condizioni di inaudita durezza, riesce a rispondere alle necessità del momento senza lasciarsi indurire nell’animo, costituisce per il Lettore fonte di rinnovata energia.
Gli Eroi erano esseri umani: fu la loro risposta agli eventi a renderli eccezionali.