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Milano. Una zona come tante, abitata da persone come tante. Almeno a prima vista. Perché quella zona è in qualche modo unica, e unici, nel bene come nel male, sono coloro che vivono lì; un esercito di vinti, di sconfitti, una “crociata di pezzenti” che tuttavia, al di là delle difficoltà in cui si trova, vive, e in qualche misterioso modo riesce persino a essere felice, o quantomeno non smette di provarci. Di questa gente, uomini e donne, Ripaferdine (storie di cortile) racconta le vicende, storie minime eppure importanti, sospese tra sorriso e pianto, commedia e tragedia. E il racconto è…mehr

Produktbeschreibung
Milano. Una zona come tante, abitata da persone come tante. Almeno a prima vista. Perché quella zona è in qualche modo unica, e unici, nel bene come nel male, sono coloro che vivono lì; un esercito di vinti, di sconfitti, una “crociata di pezzenti” che tuttavia, al di là delle difficoltà in cui si trova, vive, e in qualche misterioso modo riesce persino a essere felice, o quantomeno non smette di provarci. Di questa gente, uomini e donne, Ripaferdine (storie di cortile) racconta le vicende, storie minime eppure importanti, sospese tra sorriso e pianto, commedia e tragedia. E il racconto è memoria, memoria di un uomo che giovane visse in quella zona e che ora, per lavoro (è ingegnere edile del Comune di Milano e deve supervisionare una serie di migliorie decise per Expo 2015), è costretto a tornarci.«I giorni d’estate. Per noi ragazzi si consumavano in interminabili sfide a calcetto. Il nostro campo da gioco era un cortile ingombro di macchine. Il rettangolo irregolare di spazio che divideva i cinque palazzoni popolari nei quali abitavamo: due su un lato lungo, un terzo a fronteggiarli e i restanti due ai due lati. La gente della zona passava, noi la guardavamo. Giorno dopo giorno la imparavamo. Imparavamo le persone».