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Il focus di questo numero è la “Vertenza comunicazione” e cioè la crisi di reputazione degli studi in Scienze della Comunicazione di cui i media e la politica si sono fatti, come al solito, “intelligente” megafono. Perché in tutti i paesi occidentali esistono corsi di Comunicazione e in Italia costituiscono un “problema”? La risposta va cercata in una serie di peculiarità del caso italiano, dalla mancanza di una cultura dei dati alla più provocatoria ipotesi di un permanente “familismo amorale”. Senza contare la sconcertante capacità delle classi dirigenti di inventare ostacoli e a limitare le…mehr

Produktbeschreibung
Il focus di questo numero è la “Vertenza comunicazione” e cioè la crisi di reputazione degli studi in Scienze della Comunicazione di cui i media e la politica si sono fatti, come al solito, “intelligente” megafono. Perché in tutti i paesi occidentali esistono corsi di Comunicazione e in Italia costituiscono un “problema”? La risposta va cercata in una serie di peculiarità del caso italiano, dalla mancanza di una cultura dei dati alla più provocatoria ipotesi di un permanente “familismo amorale”. Senza contare la sconcertante capacità delle classi dirigenti di inventare ostacoli e a limitare le chances per i giovani. ComunicazionePuntoDoc 3 risponde attraverso le testimonianze di chi da anni conduce studi sull’offerta formativa degli atenei italiani e sul destino dei laureati nel mondo del lavoro, come Andrea Cammelli (AlmaLaurea) e Barbara Mazza (Osservatorio delle Facoltà di Comunicazione); ma anche di chi ha visto nascere nei corsi di Comunicazione iniziative la cui carica innovativa è un ponte verso le aziende: tra gli altri, Stefano Rolando (Rivista Italiana di Comunicazione Pubblica), Renato Fontana e Priscilla Martella (responsabili del progetto di placement Stay Open), Lucio Fumagalli e Davide Tamburlini (4CHANGING) e Marco Stancati (Associazione Comunicazione Pubblica). E soprattutto, gli stakeholder più interessati: gli studenti.