Il De Deo et eius attributis (1630) di Johann Crell viene presentato per la prima volta in versione moderna, corredato di un’introduzione storico-critica, e di un apparato di note.
Il De Deo è il trattato teologico più completo e agguerrito mai scritto da un sociniano, e come tale fu presto riconosciuto anche da molti avversari. Mentre si riallaccia a Fausto Sozzini per la definizione di Dio e dei suoi principali attributi, Crell se ne distacca per l’assunzione che dell’esistenza di Dio si possa avere cognizione certa anche per via meramente naturale, senza il supporto della rivelazione. Agli atei egli propone un ventaglio di argomenti, centrato su un finalismo globale, possibile obiettivo poi della critica spinoziana. Rispetto ad Aristotele, apporta alcune correzioni determinanti: la finalità della natura, ai suoi vari livelli, è frutto di una deliberazione, da parte di un unico ente supremo, che sul mondo a cui ha dato forma detiene un potere assoluto. Con gli uomini tuttavia Dio interagisce continuamente e variamente, secondo giustizia e benignità.
Il De Deo è il trattato teologico più completo e agguerrito mai scritto da un sociniano, e come tale fu presto riconosciuto anche da molti avversari. Mentre si riallaccia a Fausto Sozzini per la definizione di Dio e dei suoi principali attributi, Crell se ne distacca per l’assunzione che dell’esistenza di Dio si possa avere cognizione certa anche per via meramente naturale, senza il supporto della rivelazione. Agli atei egli propone un ventaglio di argomenti, centrato su un finalismo globale, possibile obiettivo poi della critica spinoziana. Rispetto ad Aristotele, apporta alcune correzioni determinanti: la finalità della natura, ai suoi vari livelli, è frutto di una deliberazione, da parte di un unico ente supremo, che sul mondo a cui ha dato forma detiene un potere assoluto. Con gli uomini tuttavia Dio interagisce continuamente e variamente, secondo giustizia e benignità.