Il libro intende affrontare un problema di natura sociale, ovvero il reinserimento della persona autrice di reato, attraverso una ricognizione teorica e una sistematizzazione tecnico-operativa, nonché, una disamina giuridico-sociale dell'argomento "devianza," al fine di anatomizzare il paradigma su cui si fonda la responsabilità penale: il libero arbitrio, la colpevolezza, l'imputabilità del soggetto agente e la successiva "presa in carico" da parte delle istituzioni per rieducare la persona e inserirla nuovamente nella società civile, come previsto dall'art. 27, terzo comma della Costituzione italiana, in forza del quale la pena assume primariamente una connotazione di "recupero sociale," indirizzata al reinserimento nella società del colpevole. Obiettivo principale è quello di stimolare una riflessione sui processi di risocializzazione e sulle dinamiche che ad essi sottendono, partendo da un'analisi del soggetto deviante, di tipo sociologica, criminologica e giuridica, cercando di spiegare gli atteggiamenti della società civile nei confronti del reo, gli strumenti atti al recupero del deviante, l'impatto che l'istituzione totale ha sugli individui ed i meccanismi che stanno alla base del concetto di rieducazione, di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.Il manoscritto è stato suddiviso in tre parti: nella prima parte, consapevoli di non poter approfondire la sociologia della devianza in maniera esaustiva, vengono proposte alcune riflessioni su aspetti teorici e su diversi Autori che hanno delineato i caratteri devianti in ambito sociologico e criminologico, con lo scopo di individuare corrispondenze e punti di interconnessione tra società, identità deviante, scopo della pena e processi di risocializzazione. La seconda parte della monografia percorre, attraverso un'analisi storica ed evolutiva, le dinamiche giuridiche e la complessità delle tematiche che si intrecciano attorno al "sistema carcere," con una puntuale disamina delle misure alternative alla detenzione e, in particolare, del ruolo dell'Assistente sociale nell'ipotesi di affidamento del soggetto in prova ai servizi sociali. L'ultima parte è incentrata su un'analisi di ricerca volta ad evidenziare il sistema penitenziario nel suo complesso, con particolare riferimento al ruolo delle attività trattamentali, intramurali ed extramurarie, ai progetti virtuosi posti in essere dal privato sociale, in collaborazione con il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP), che hanno accompagnato alcuni ex detenuti al pieno reinserimento sociale. In particolare, ci si è concentrati su un progetto sociale integrante che ha condotto fuori dal carcere malati psichiatrici autori di reato dell'ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, attraverso percorsi di empowerment sociale, che ha consentito loro un lavoro e una vita dignitosa.In ultimo, si è cercato di trattare alcuni aspetti relativi al tema del reinserimento sociale dei detenuti, in virtù della crescente attenzione posta soprattutto a livello europeo e, in particolare, attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari e programmi specifici finalizzati. Ho completato il lavoro di studio somministrando un'intervista al Direttore della Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, dott. Nunziante Rosania, su alcuni temi quali: la collaborazione dell'istituto carcerario con il territorio, i progetti di reinserimento lavorativo dei detenuti e le difficoltà del sistema penitenziario di garantire un pieno recupero e reinserimento lavorativo e sociale dei soggetti con alle spalle percorsi penali.Pertanto, l'elaborato senza alcuna pretesa di esaustività, intende offrire un contributo ad un'analisi sociologica, giuridica e criminologica, partendo dal presupposto che una società civile possa evolversi solamente se capace di liberarsi dallo stigma sociale che sempre più coinvolge migranti, detenuti e malati psichiatrici, considerati "gli Altri" per eccellenza.
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