Più che una sorpresa, sembra essere la logica conseguenza di un percorso di studi e di formazione personale e culturale la scrittura di brevi favolette presentate all’opinione pubblica dalla giovanissima sedicenne. È sicuramente una piacevole sorpresa che il genere scelto sia proprio quello favolistico, di antiche tradizioni, rivissuto con una particolare semplicità emotiva e narrativa e destinato a un mondo di bambini o, comunque, a un lettore che si presupponga genuino nello spirito, disponibile alla lettura di un genere che invita alla riflessione e a scelte morali di vita proprio in un tempo storico e culturale in cui l’approccio istintivo all’edonismo e al consumo immediato di sentimenti scontati e corrivi sembra essere una connotazione sociale predominante.